EWGLI
2004 - 19th Annual Meeting of the European Working Group for Legionella
Infections - Chamonix, Mont Blanc 15-18 May 2004
Dal
15 al 18 maggio 2004 si è svolto a Chamonix Mont Blanc, Francia, il 19th Annual
Meeting of the European Working Group for Legionella Infections (EWGLI). Il
Convegno, ha fatto il punto della ricerca Europea ed internazionale sulle
infezioni da Legionella spp.
Sono
stati presentati i dati epidemiologici della sorveglianza europea sui
viaggiatori, sottolineando che in 10 anni si è avuto un incremento delle
notifiche di Malattia dei Legionari pari al 74% con una incidenza che è passata
dal 4,1% nel 1992 al 10,1% nel 2002. La maggior parte dei viaggiatori colpiti
dalla malattia proviene da Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Olanda e
Spagna. Di particolare interesse sono state le segnalazioni di cluster epidemici
in Francia probabilmente originati dagli aerosol delle torre di raffreddamento
di impianti per il condizionamento dell’aria. Da una attenta disamina dei casi
è emerso che Legionella è in grado di sopravvivere a grande distanza
dalla sorgente di infezione e per un tempo molto lungo, suggerendo che possano
esistere meccanismi e/o sostanze che proteggono il microrganismo
dall’ossidazione e dall’essicamento. Considerata l’importanza delle
infezioni da Legionella, l’OMS ha deciso di preparare, con l’aiuto di
esperti internazionali, una linea guida basata sulle evidenza; il documento sarà
pubblicato alla fine del 2004.
Numerose
sono state le relazioni nell’ambito della biologia cellulare, di grande
rilevanza per comprendere le caratteristiche genetiche del microrganismo, la
virulenza e le capacità di sopravvivere nell’ambiente esterno e nelle cellule
ospiti (amebe, macrofagi). Per la ricerca e identificazione del germe
nell’ambiente e nei campioni biologici, le metodiche molecolari sono sempre più
diffuse e si rivelano indispensabili per comprendere la differente distribuzione
ambientale dei diversi genotipi di Legionella ed associare la sorgente di
infezione al caso.
Non
poteva mancare l’aggiornamento sui metodi di disinfezione, anche se non si
registrano particolari novità in questo settore, e sulle strategie da adottare
per prevenire e controllare l’insorgenza di nuovi casi, in particolare quelle
seguite dal Centro di Coordinamento dell’EWGLI ogni qualvolta si registrano
casi o cluster epidemici nei viaggiatori. Infine, sono stati presi in
considerazione gli aspetti clinici, segnalando che la malattia può avere
manifestazioni peculiari rispetto ad altre polmoniti, e si è parlato della
condotta terapeutica perché un corretto trattamento antibiotico è in grado di
ridurre il rischio di complicanza e di morte.
Hanno
concluso i lavori gli interventi del Gruppo Multicentrico Italiano di Studio
sulla Legionellosi: è stato così possibile presentare i primi risultati della
ricerca italiana relativi alla sorveglianza epidemiologica sulle polmoniti e
alla caratterizzazione dei possibili fattori di rischio per la legionellosi.
Paola Borella, coordinatore del Gruppo, ha spiegato gli obiettivi dello studio e
le modalità di sua conduzione, ed ha sottolineato che su oltre 4300 polmoniti
sorvegliate nel 2002-03 negli ospedali partecipanti (S.Raffaele di Milano,
Policlinici di Modena e Reggio Emilia, Ospedale S.Orsola di Bologna, Policlinico
Gemelli di Roma, Ospedale Monaldi di Napoli, Policlinico di Bari) sono stati
complessivamente riscontrati 155 casi con una frequenza pari al 3,6%. Di
particolare interesse nell’ambito dello studio è la ricerca di fattori di
rischio poco conosciuti, con indagini mirate ad identificare quali parametri del
sistema immunologico sono coinvolti nella insorgenza della malattia e sulla
esistenza di specifiche modificazioni seriche di alcuni elementi in traccia.
L’aspetto più innovativo della ricerca in corso riguarda la possibile
identificazione di marcatori genetici di predisposizione alla malattia: come ha
spiegato Vincenzo Romano-Spica, responsabile di questa parte dello studio, la
presenza di mutazioni in alcuni alleli dei recettori per le chemochine (CCR) è
risultata associata ad un maggior rischio di polmoniti batteriche, suggerendo
che l’epidemiologia dei polimorfismi genetici può fornire un contributo di
rilievo alla conoscenza della resistenza individuale alla malattia dei
legionari.
Paola
Borella